Eugenio Saguatti - scrittore, editor, verniciatore di steccati

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Corsi e manuali di scrittura si trovano a un soldo la dozzina. Pochi invece si curano di ciò che viene prima, ed è un peccato.
Picchiettare sui tasti è l’ultima cosa da fare, viene dopo una serie di tappe di avvicinamento, di grande aiuto – per non dire indispensabili – nell’organizzazione del lavoro.
Ognuno deve trovare il proprio metodo, che può essere simile a quello di altri, ma mai uguale. Vediamo un po’ di idee da cui, magari, trarre spunto.

• Farsi il nido

Trovatevi uno spazio fisico, anche minimo: una scrivania, un angolo in cui piazzare il portatile. Nessun altro ci deve ficcare il naso. Lasciatelo ingombro di appunti, scartafacci, post-it. Non si perde tempo a sbaraccare, né ad apparecchiare ogni volta. Inoltre conferisce fisicità alla propria fatica, dà la sensazione di qualcosa di stabile.

• Comodità

Provate a mettervi una puntina sotto al culo e vedete se riuscite a tirare fuori qualcosa di buono.
Quindi, all’opposto, createvi una zona di comfort. Sedia adatta alla schiena, posizione consona, luce adeguata.
Metteteci quel che serve. Sigarette e whisky o caramelle balsamiche e succo di frutta poco importa; basta che non dobbiate alzarvi venti volte a cercare in giro per casa.
Fogli, astuccio, lettore MP3. Ognuno ha le proprie fisse; chi vuole una certa marca di penna, chi il bloc notes figo, chi ascolta musica e chi lavora in silenzio.
Vale tutto quello che ci facilita, ma non devono diventare feticci. Messi alle strette, l’unico strumento di cui abbiamo davvero bisogno è la nostra testa. Dovremmo essere in grado di scrivere anche sotto a un albero, con una matita spuntata e quaderno a quadretti delle elementari.

• Costanza

Se si comincia, deve essere un impegno serio. Esattamente come iscriversi in palestra, né più né meno. I risultati arrivano se si fa con regolarità e cocciutaggine. Sollevare pesi una volta al mese non serve a niente.
Poco, magari, ma tutti i giorni. Testa bassa e via.

• Delimitare spazi e tempi

Se vivete insieme ad altre persone, chiarite che dalle 21 alle 22 – tanto per dire – non ci siete per nessuno.
Quando vi vedono sedere all’Angolo Sacro, fine delle ostilità. Se non è questione di vita o morte, aspetterà.

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• Puntare una sveglia

Mettete un allarme a mezz’ora, un’ora, quel che è, a volume bello alto. Servirà a voi quanto il fischio dell’arbitro per inizio e fine incontro, ma anche a chi vi sta attorno.
Se è giornata storta e non esce niente di buono, la campanella di fine turno sembrerà la salvezza.
Se invece ingranate bene e state macinando pagine, interrompere darà lo stimolo per tornare il giorno dopo, e avrete anche il punto da cui riprendere.

• Niente distrazioni

Niente cellulare. Niente internet, a meno che non siate nella fase di ricerche. Niente partitina a solitario.

• Stretching mentale

Fate decompressione PRIMA di sedervi. Cominciate a dirvi: tra mezz’ora scrivo. Tra un quarto d’ora scrivo. Allontanate le rogne, confinatele dove non possano disturbarvi per un po’. Tanto restano lì, nessuno ve le tocca.
Come prepararsi a una corsa. Mica si parte così, alla brutta. Prima si fa riscaldamento, stiramenti.

• Arrivare preparati

Cercate di sedervi al PC con le idee chiare, almeno per il primo passo. Avete in mente un racconto? Ragionate PRIMA da quale punto attaccare, magari pensate alla prima frase. Rimuginate durante i tempi morti della giornata. Mmmh… stasera cosa scriverò?

• Dividere il lavoro

Organizzatevi in tre fasi: prima stesura, rilettura e annotazioni, revisione.
Ogni fase ha la proprie esigenze.

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    Prima stesura: non vi interrompete. Mitragliate tutto quello che vi viene. I tempi verbali sono sbagliati? La protagonista prima è bionda e poi mora? Chissenefrega. Andate avanti.
    Scoprite che dovete documentarvi su alcune cose? Non (NON!) aprite internet per smanettare. Segnatevi l’argomento su un foglio a parte. Maresciallo è sopra o sotto a tenente? La A1 da dove parte e dove arriva? In che anno è caduto il muro di Berlino? Prendete appunti. Un’altra sera la dedicherete alle ricerche.
    Non vi fermate finché non arrivate in fondo.
    Chiudete e lasciate decantare almeno una settimana.
    Questa è la versione alfa, che nessuno oltre voi deve vedere.

  • Rilettura: se possibile stampate, a interlinea largo, andate altrove (divano? poltrona?) e leggete. Annotate quello che non va.
    Si riapre il file, si cambia aggiusta lima controlla.
    Siamo alla versione beta.
    Fate leggere a pochi fidati, i famosi beta-reader.
    Raccogliete i pareri e incrociateli. Quelli che coincidono magari contengano informazioni utili. Sei su dieci dicono che è da accorciare? Prendetelo in considerazione.
    Le osservazioni isolate è probabile che siano questione di gusti. Uno solo dice che il finale non gli piace? Problemi suoi.
  • Revisione: vagliate i suggerimenti, estrapolate quello che è utile, rimette mano al testo.
    Questa è la fase in cui si impara di più. Scrivere è in buona parte RI-scrivere. Se non riscrivete vi perdete il meglio.
    Chiudete e passate ad altro.
    Questa è la versione che potete presentare al pubblico.

Infine.
Sento dire spesso: non ho tempo. Di leggere, di documentarmi, di lasciare decantare un testo, di fare una revisione accurata.
Nessuno ha tempo. Tra lavoro, figli, casa, cane da pisciare, spesa, bollette siamo tutti in difficoltà. In parte è vero.
Però.
Calma e gesso. Ragioniamo.
Se volete fare le cose seriamente, il tempo si trova.
Sacrificate altro, se occorre. Meno TV, pochi social, limitate il cazzeggio. Non giocate quelle due partite a Bubble Devastation che poi diventano dieci.
Fare mente locale su questo aiuta parecchio. Soppesate cosa siete disposti a sacrificare; dà la misura di quanto ci tenete.
Se non vi va di cambiare niente, forse non avete tutta questa urgenza di scrivere. E se non c’è un’urgenza che spinge, che sapore avranno le quattro parole al mese che riuscirete a buttare giù?